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L’attività di hosting provider consiste nella messa a disposizione di servizi che consentano di usufruire di spazi web per posizionare i propri contenuti. Un simile servizio, per poter funzionare deve consentire un’attività fruibile 24 ore su 24 con server costantemente attivi. Il compito di un hosting provider è quello di proteggere lo spazio web da eventuali attacchi hacker o da altre eventuali tipologie di danni. Esistono delle regole e delle normative che ovviamente sottendono un tal tipo di servizio. Prima di addentrarci nel vivo di questa questione è necessario rispolverare il concetto di servizio di hosting e hosting provider.
Un hosting provider è un’azienda che si occupa della gestione del server che ospiterà un determinato sito internet. L’hosting provider o rivenditore di hosting è colui che fornisce a privati o aziende i servizi e gli strumenti necessari per mantenere un sito efficiente. Inoltre si preoccupa di proteggerlo in caso di danni o attacchi indesiderati. Generalmente i web server sono posizionati all’interno di una struttura chiamata data center, dalla quale è possibile controllare e monitorare ciascun servizio di hosting.
Detto ciò possiamo passare a fornire alcune informazioni riguardo le normative vigenti in termini di hosting, parlando delle responsabilità degli hosting provider.
In seguito ad una sentenza emessa dalla Corte di Cassazione in merito alla responsabilità degli hosting provider è stato espresso che sussiste un problema di liceità di hosting imprenditoriale qualora i contenuti caricati sulle piattaforme, e quindi diffusi in rete, siano costituiti da opere coperte dal diritto d’autore ai sensi della legge n. 633 del 1941.
Tale sentenza viene pronunciata in seguito ad uno scontro legale tra le parti in causa: Mediastet e Yahoo! Italia S.p.A. Secondo l’accusa, la piattaforma avrebbe condiviso materiale privo di licenza autorizzativa. In questo caso, la responsabilità della piattaforma di hosting sussiste qualora questa non si preoccupi di rimuovere il materiale illecito promuovendone ulteriormente la pubblicazione e condivisione.
In ogni caso, la giurisprudenza si trova spesso in difficoltà a dover emanare sentenze in merito a tali questioni. Questo poiché i contratti di hosting sono atipici e rientrano in particolari categorie.
Secondo l’articolo n.14 della direttiva e-commerce, l’hosting provider è il fornitore di un servizio che consiste nella memorizzazione di informazioni fornite da un destinatario del servizio. Al fine di promuovere la circolazione libera di servizi a carattere digitali nell’Unione Europea, il legislatore prevede che solo in presenza di determinate circostanze, il provider di questo servizio non sia ritenuto responsabile circa le informazioni che memorizza su richiesta del destinatario del servizio. Tutto ciò, a patto che questi non agisca sotto il controllo o l’autorità del prestatore.
Inoltre, secondo il D.lgs. n. 70 del 2003, il legislatore italiano sancisce che la conoscenza dell’illiceità del contenuto determina l’insorgere dell’obbligo di rimozione dello stesso. In questo modo si potrà contare sulla cosiddetta esenzione di responsabilità citata prima.
Tali norme sono state istituite con il fine di fornire legalizzazione e istituzionalizzazione la possibilità di far circolare liberamente servizi di hosting sul web.
I giudici Supremi si esprimono a tal proposito cercando di individuare alcuni indici di interferenza. Ovvero determinate attività che si propongono come indicizzazione, organizzazione, catalogazione, aggregazione, valutazione, uso, modifica, estrazione o promozione dei contenuti. Sulla base di ciò la Corte di Cassazione definisce il cosiddetto hosting provider attivo. In altre parole, colui che svolge attività in modo non teorico. Questi si differenza dall’hosting provider passivo. Questi è invece colui che può beneficiare della cosiddetta esenzione di responsabilità.
In conclusione, le norme di legge sanciscono che chiunque può segnalare un’eventuale attività di hosting illecita e successivamente il provider sarà chiamato a darne riscontro.
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