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Tutti coloro che lavorano con la rete sanno di dover essere in continuo aggiornamento. Sanno di dover seguire i cambiamenti ogni volta che il mercato si espande. Questo costringe non solo a dovere recuperare il ritardo rispetto alle ultime novità, ma anche a decidere in che direzione occorre evolversi e di cosa bisogna fare a meno. Per questo occorre anche sapere quali sono le tecniche SEO da evitare o che diventano inutili, se non proprio controproducenti.
Anche chi si occupa di creare progetti di SEO sia personali che come consulenza per terzi deve fare questo. In realtà è Google che detta le regole per potere offrire ricerche di qualità. E’ finito da un pezzo il tempo delle pagine povere di contenuti e posizionati in poche settimane. Oggi occorre essere dei veri professionisti per raggiungere gli obiettivi e soprattutto per evitare sanzioni future o crolli nelle posizioni tra i risultati di ricerca, per vari problemi.
Alcuni di questi problemi sono quelli che spieghiamo nei paragrafi numerati, che sono stati abusati nel corso degli anni. Mentre oggi, forse è meglio relegarli in fondo alla classifica dei nostri metodi SEO e applicare solo quelli più affidabili.
In passato è stata una buona tattica mettersi in contatto con un blog o un sito web che parlava di argomenti inerenti al proprio. Tuttavia che non fossero dei concorrenti sui quali inserire un nostro link in cambio di uno dei loro. Questo è qualcosa che a Google è piaciuto sempre meno, in quanto è stata una tecnica utilizzata troppo spesso. Un chiaro esempio è quando vediamo dei siti web che hanno un contenuto piuttosto povero, ma hanno molti link al loro interno, tipicamente su blog.
Questa tecnica è sempre stata relativamente semplice da implementare. Si scrivono i contenuti in base alle parole chiave, per cui non c’è un reale bisogno di sapere tutto del soggetto di cui si parla. Ma basta concentrarsi sul SEO Onpage e mettere i link e attendere il tempo necessario a ricevere delle visite e fare soldi con quel servizio.
Dal maggio 2015, Google ha cominciato a realizzare un aggiornamento della qualità. Si basa su parametri come il tempo della visita, la frequenza di rimbalzo, e le pagine per visita, in modo da vedere se il visitatore è interessato al contenuto e quindi è rilevante per una particolare ricerca, altrimenti si ha un calo di posizioni.
Il testo di ancoraggio nel link è importante e lo sarà sempre, ma avere delle parole chiave esatte è innaturale, non bisogna solo avere un’alta percentuale di una determinata parola chiave, o di avere solo le parole chiave nel testo ma è necessario utilizzare una cosiddetta ancora semantica, ovvero una frase che migliora anche la navigazione per rendere meglio visibile il collegamento, e fornire ulteriori informazioni ai visitatori.
Utilizzarli per rafforzare il marchio attraverso l’interazione con altri siti web, è qualcosa di tutto rispetto, ma il numero elevato di link crea spam nel corso del tempo, anche se sono utili se si usano principalmente con l’obiettivo di inserirli all’interno di un blog, ma senza avere l’attributo “nofollow ” come fanno attualmente il 98% degli esperti SEO.
Ultimamente questa è diventata una delle tecniche SEO da evitare, infatti ha perso un sacco di forza e non è più un modo affidabile o efficace per posizionare un sito web, anche se esistono una quantità enorme di blog con commenti “dofollow”.
Speriamo che questi suggerimenti possano servirvi, in definitiva il posizionamento è ancora in costante cambiamento come la rete; in questi ultimi anni è cresciuto in maniera sproporzionata, per cui è meglio concentrarsi sulle tattiche più produttive, senza scadere in tecniche che ci faranno solo perdere tempo o prendere rischi inutili.
Vi ricordiamo infine di verificare se avete utilizzato queste tecniche SEO da evitare, agendo di conseguenza per cambiare metodo di lavoro.